Comune di SENERCHIA (AV)
Popolazione,
Superficie, Altitudine s.l.m.
Popolazione :1.072
Superficie : 36 Km2
Altitudine :
Municipio
Via
Campo sportivo 83050
Telefono:
0827/57031
Fax:
0827/57015
Pro Loco
Corso Garibaldi 76
83050
Telefono:
0827/57258
Sito:
www.prolocosenerchia.it
E-mail:
prolocosenerchia@tiscali.it
Presidente:
Varalla Raffaele
Distanza
dal Capoluogo e percorso stradale
Distanza
dal capoluogo AVELLINO: Km
Cenni
storici
Senerchia, centro attivo della Valle del Sele, distrutto dal sisma
del
Ursetani, coloni romani, longobardi si unirono a quest'ultimi dopo
l'invasione di Alarico il quale nell'409 d.C. devastò i villaggi di Serradarce
e Sarginara.
Nel 591 i longobardi crearono il vasto Ducato di Benevento, da cui
se ne distaccò nell' 840 il Principato di Salerno, e
fu allora che Senerchia ebbe il titolo di "Universitas", ossia centro
importante fortificato con popolazione residente stabilmente.
L'insediamento abitativo di quest'epoca è ancora visibile,
arroccato sulle pendici del monte Croce a circa
La nascita di Senerchia, dunque, è dovuta ai longobardi come ai
longobardi è dovuta la nascita della maggior parte dei castelli e dei paesi
delle provincie di Avellino e Salerno.
Il primo nucleo insediativo, è localizzabile sulla parte
pedemontana posta a monte della chiesa di San Michele Arcangelo è può
intendersi, urbanisticamente parlando, ad avvolgimento parziale circondato da
parti di murazioni che determinano, anche per la caratteristica orografica del
sito, il binomio castello-chiesa, tipico dei centri fortificati. Finita la
lunga ed estenuante guerra del Vespro, la popolazione si sentì più tranquilla e
usci dalla cinta muraria che delimitava il nucleo fondale di Senerchia,
costruendo le prime abitazioni al di fuori della porta urbana.
La prima espansione è databile tra i secoli XV e XVI. Le
abitazioni seguono anche in questo caso il pendio della roccia, scavalcandone
il torrente Vallone e posizionandosi nella parte orientale di quest'ultimo.
Come il nucleo fondale ebbe la sua chiesa, appartenente al signore del feudo,
anche in questo nuovo rione se ne volle costruire una dedicata a San Antonio.
La tipologia abitativa è praticamente quella della "casa su
pendio". Come nel secondo rione la popolazione non volle abbandonare l'uso
di costruire sulla roccia, anche la seconda espansione abitativa costeggiò il
torrente Vallone insediando le proprie case sulla costa rocciosa.
Beni
culturali, artistici, storici, ambientali
Il Castello
Senerchia ebbe il suo castello, posto sullo sperone roccioso del
monte Croce, delimitato ad occidente dalla Valle del Sele ed a Oriente dalla
valle nella quale scorre il torrente Vallone. Oggi esso si trova allo stato di
rudere.
Del complesso fortificato è rimasto solo il Mastio che prospetta
sui monti Picentini con il suo fronte Nord ancora ben conservato.
Si è del parere che la fondazione di quest'ultimo non sia da
attribuirsi ai Longobardi, ma la fortificazione e gli ulteriori ampliamenti fu
opera senz'altro di quest'ultimi.
L'assenza della corona merlata sta a dimostrare che esso esisteva
già nel IX secolo, giacché solo dopo questo periodo furono ripristinati i
merli, alla maniera romana.
Il bisogno di costruire fortificazioni nella valle del Sele, fu
per osteggiare l'avanzata dei saraceni i quali spadroneggiavano nel golfo di
Salerno seminando morte e distruzione.
Necessità che diventò inalienabile quando quest'ultimi vollero
distruggere Conza della Campania caposaldo della cristianetà.
E' in questo periodo storico che videro la luce le fortificazioni dei castelli
di Valva, Laviano, Contursi, e non molto più tardi
Quaglietta per chiudere l'Alta valle del Sele.
La struttura architettonica del castello di Senerchia rispecchia
in pieno il "tipo" delle fortificazioni medioevali, caratterizzati da
una cinta perimetrale, (manca il pomerium), da un
mastio, ovvero la parte della residenza del castellano e, da torri di
avvistamento.
Oggi sono visibili solo poche tracce di murazioni le quali
costituivano la cinta fortificata ed il mastio, l'abitazione del castellano
invece, non è più rilevabile in sito.
CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO
La chiesetta, orientata con l'asse in posizione Est, è in stile
romanico. Dello stesso indirizzo architettonico erano le tre navate, di cui
quella centrale era divisa da pilastri uniti fra di
loro da archi a sostegno delle murature. Sull'altare, danneggiato dall'evento
sismico, si delineava la nicchia che ospitava la statua del santo protettore,
San Michele Arcangelo. Innanzi al tempio si estende un ampio sagrato, che fu
adibito a luogo di sepoltura, allorchè l'ipogeo della chiesa fu saturo di
sepolture.
La facciata anteriore del tempio ha la forma romanica a capanna.
Il portale è in pietra calcarea, recante nel concio in chiave uno scudo a
rilievo su cui è inciso il motto "Quis ut Deus". Il portale poiché è a filo di muro, è stato
protetto da un caratteristico protiro che collega il campanile con l'abitazione
del custode.
Il vecchio campanile nel 1930, fu oggetto di manomissione estetica
con l'elevazione dell'ultimo ordine mediante l'apposizione di un cappellotto in
cemento snaturandolo in modo irreversibile.
L'anno di edificazione della chiesa di San Michele Arcangelo fu, con molta probabilità,
il secolo XII.
CAMPANA DI SAN MICHELE ARCANGELO
Statua lignea risalente al 1300 danneggiata non solo dall'evento
sismico ma, anche dalla mano dell'uomo attraverso un inconcludente restauro che
ha cancellato per sempre i tratti e la volontà che lo scultore del XIII secolo
aveva impresso.
CAMPANA DI SAN MICHELE Testimonianza di feudo della famiglia di Riccardus Frateius Dominae Senercla, troviamo incisa
sulla campana posta nell'antico campanile della chiesa di San Michele Arcangelo
sulla quale si legge: " Dominus Senerclae
nell'anno del Signore 1312".
CHIESA DI S. ANTONIO DA PADOVA
La chiesetta dedicata a S. Antonio da Padova è semplice nella sua
struttura. E' collocata con l'asse maggiore verso oriente, è a pianta
rettangolare. Fino al 1940 era un edificio isolato, in quell'anno si procedette
ad un lavoro di ingrandimento che consentì di incorporare un viottolo che
passava alle spalle della chiesa.
L'ingresso è costituito da un portale in pietra a fastigio
orizzontale, sormantato da un'apertura ovale.
Il prospetto principale è a doppia falda, nel punto in cui gli
spioventi si dipartono è collocato un piccolo arco in muratura, dal cui centro
pende una campanella. Fortunatamente l'evento sismico non ha danneggiato
seriamente la struttura che.
AFFRESCHI DI SAN ANTONIO
L'interno è a navata unica, la volta affrescata da dipinti che
raccontano la vita del Santo, dipinti affrescati dal pittore Vincenzo SARCONE
nel 1932.
CHIESA DELLA MADONNA DEL ROSARIO
Il presbiterio è collocato su una diversa quota della navata
coperto da un accenno di cupola anch'ssa affrescata
CHIESA DELLA MADONNA DEL ROSARIO
In piazza Vittorio Emanuele
III, sorgeva la chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna del
Rosario.
Il tempio è stato completamente distrutto dal terremoto del 1980.
La struttura architettonica della stessa, può essere ricondotta allo stile
barocco con schema che però segue la maniera tipica delle chiese della
controriforma, schema a pianta longitudinale ad unica navata orientata con
l'asse maggiore in direzione Est.
IL PARCO
Il Parco intercomunale dei Monte Polveracchio
si trova in Campania, nel territorio dei comuni di Campagna (SA) e Senerchia
(AV), all'interno dei Parco regionale dei Monti Picentini e comprende due
distinte oasi: l'oasi "Monte Ponveracchio"
istituita nel 1988, di circa
L'area è inoltre inclusa nel Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.) "Monte Polveracchio,
Monte Boschetiello, Vallone della Caccia-Senerchia",
proposto dall'Italia all'Unione Europea nell'ambito della Rete Natura 2000
prevista dalla Direttiva "Habitat" (92/43 CEE); ciò ha permesso di
attuare azioni di conservazione nell'ambito di LIFE.