Comune di SENERCHIA (AV)

 

 

Popolazione, Superficie, Altitudine s.l.m.

Popolazione :1.072

Superficie :   36 Km2

Altitudine : 600 m  s.l.m.

 

Municipio

Via Campo sportivo  83050

Telefono: 0827/57031

Fax: 0827/57015

 

Pro Loco

Corso Garibaldi 76  83050

Telefono: 0827/57258

Sito: www.prolocosenerchia.it

E-mail: prolocosenerchia@tiscali.it

Presidente: Varalla Raffaele

 

Distanza dal Capoluogo e percorso stradale

Distanza dal capoluogo AVELLINO: Km

 

Cenni storici

Senerchia, centro attivo della Valle del Sele, distrutto dal sisma del 23 novembre 1980, ha origine antichissime risalenti al IX sec. dell'era volgare. La popolazione picentina, che abitava le ripide rocce costose della valle, insediatesi dopo il conflitto della seconda guerra punica, venne a stabilirsi nell'oppidum romano con il nome di SENA HERCLEA.

Ursetani, coloni romani, longobardi si unirono a quest'ultimi dopo l'invasione di Alarico il quale nell'409 d.C. devastò i villaggi di Serradarce e Sarginara.

Nel 591 i longobardi crearono il vasto Ducato di Benevento, da cui se ne distaccò nell' 840 il Principato di Salerno, e fu allora che Senerchia ebbe il titolo di "Universitas", ossia centro importante fortificato con popolazione residente stabilmente.

L'insediamento abitativo di quest'epoca è ancora visibile, arroccato sulle pendici del monte Croce a circa 700 m s.l.m.

La nascita di Senerchia, dunque, è dovuta ai longobardi come ai longobardi è dovuta la nascita della maggior parte dei castelli e dei paesi delle provincie di Avellino e Salerno.

Il primo nucleo insediativo, è localizzabile sulla parte pedemontana posta a monte della chiesa di San Michele Arcangelo è può intendersi, urbanisticamente parlando, ad avvolgimento parziale circondato da parti di murazioni che determinano, anche per la caratteristica orografica del sito, il binomio castello-chiesa, tipico dei centri fortificati. Finita la lunga ed estenuante guerra del Vespro, la popolazione si sentì più tranquilla e usci dalla cinta muraria che delimitava il nucleo fondale di Senerchia, costruendo le prime abitazioni al di fuori della porta urbana.

La prima espansione è databile tra i secoli XV e XVI. Le abitazioni seguono anche in questo caso il pendio della roccia, scavalcandone il torrente Vallone e posizionandosi nella parte orientale di quest'ultimo. Come il nucleo fondale ebbe la sua chiesa, appartenente al signore del feudo, anche in questo nuovo rione se ne volle costruire una dedicata a San Antonio.

La tipologia abitativa è praticamente quella della "casa su pendio". Come nel secondo rione la popolazione non volle abbandonare l'uso di costruire sulla roccia, anche la seconda espansione abitativa costeggiò il torrente Vallone insediando le proprie case sulla costa rocciosa.

 

Beni culturali, artistici, storici, ambientali

Il Castello

Senerchia ebbe il suo castello, posto sullo sperone roccioso del monte Croce, delimitato ad occidente dalla Valle del Sele ed a Oriente dalla valle nella quale scorre il torrente Vallone. Oggi esso si trova allo stato di rudere.

Del complesso fortificato è rimasto solo il Mastio che prospetta sui monti Picentini con il suo fronte Nord ancora ben conservato.

Si è del parere che la fondazione di quest'ultimo non sia da attribuirsi ai Longobardi, ma la fortificazione e gli ulteriori ampliamenti fu opera senz'altro di quest'ultimi.

L'assenza della corona merlata sta a dimostrare che esso esisteva già nel IX secolo, giacché solo dopo questo periodo furono ripristinati i merli, alla maniera romana.

Il bisogno di costruire fortificazioni nella valle del Sele, fu per osteggiare l'avanzata dei saraceni i quali spadroneggiavano nel golfo di Salerno seminando morte e distruzione.

Necessità che diventò inalienabile quando quest'ultimi vollero distruggere Conza della Campania caposaldo della cristianetà. E' in questo periodo storico che videro la luce le fortificazioni dei castelli di Valva, Laviano, Contursi, e non molto più tardi Quaglietta per chiudere l'Alta valle del Sele.

La struttura architettonica del castello di Senerchia rispecchia in pieno il "tipo" delle fortificazioni medioevali, caratterizzati da una cinta perimetrale, (manca il pomerium), da un mastio, ovvero la parte della residenza del castellano e, da torri di avvistamento.

Oggi sono visibili solo poche tracce di murazioni le quali costituivano la cinta fortificata ed il mastio, l'abitazione del castellano invece, non è più rilevabile in sito.

CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

La chiesetta, orientata con l'asse in posizione Est, è in stile romanico. Dello stesso indirizzo architettonico erano le tre navate, di cui quella centrale era divisa da pilastri uniti fra di loro da archi a sostegno delle murature. Sull'altare, danneggiato dall'evento sismico, si delineava la nicchia che ospitava la statua del santo protettore, San Michele Arcangelo. Innanzi al tempio si estende un ampio sagrato, che fu adibito a luogo di sepoltura, allorchè l'ipogeo della chiesa fu saturo di sepolture.

La facciata anteriore del tempio ha la forma romanica a capanna. Il portale è in pietra calcarea, recante nel concio in chiave uno scudo a rilievo su cui è inciso il motto "Quis ut Deus". Il portale poiché è a filo di muro, è stato protetto da un caratteristico protiro che collega il campanile con l'abitazione del custode.

Il vecchio campanile nel 1930, fu oggetto di manomissione estetica con l'elevazione dell'ultimo ordine mediante l'apposizione di un cappellotto in cemento snaturandolo in modo irreversibile.
L'anno di edificazione della chiesa di San Michele Arcangelo fu, con molta probabilità, il secolo XII.

CAMPANA DI SAN MICHELE ARCANGELO

Statua lignea risalente al 1300 danneggiata non solo dall'evento sismico ma, anche dalla mano dell'uomo attraverso un inconcludente restauro che ha cancellato per sempre i tratti e la volontà che lo scultore del XIII secolo aveva impresso.

CAMPANA DI SAN MICHELE Testimonianza di feudo della famiglia di Riccardus Frateius Dominae Senercla, troviamo incisa sulla campana posta nell'antico campanile della chiesa di San Michele Arcangelo sulla quale si legge: " Dominus Senerclae nell'anno del Signore 1312".

CHIESA DI S. ANTONIO DA PADOVA

La chiesetta dedicata a S. Antonio da Padova è semplice nella sua struttura. E' collocata con l'asse maggiore verso oriente, è a pianta rettangolare. Fino al 1940 era un edificio isolato, in quell'anno si procedette ad un lavoro di ingrandimento che consentì di incorporare un viottolo che passava alle spalle della chiesa.

L'ingresso è costituito da un portale in pietra a fastigio orizzontale, sormantato da un'apertura ovale.

Il prospetto principale è a doppia falda, nel punto in cui gli spioventi si dipartono è collocato un piccolo arco in muratura, dal cui centro pende una campanella. Fortunatamente l'evento sismico non ha danneggiato seriamente la struttura che.

AFFRESCHI DI SAN ANTONIO

L'interno è a navata unica, la volta affrescata da dipinti che raccontano la vita del Santo, dipinti affrescati dal pittore Vincenzo SARCONE nel 1932.

CHIESA DELLA MADONNA DEL ROSARIO

Il presbiterio è collocato su una diversa quota della navata coperto da un accenno di cupola anch'ssa affrescata

CHIESA DELLA MADONNA DEL ROSARIO

 In piazza Vittorio Emanuele III, sorgeva la chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna del Rosario.

Il tempio è stato completamente distrutto dal terremoto del 1980. La struttura architettonica della stessa, può essere ricondotta allo stile barocco con schema che però segue la maniera tipica delle chiese della controriforma, schema a pianta longitudinale ad unica navata orientata con l'asse maggiore in direzione Est.

IL PARCO

Il Parco intercomunale dei Monte Polveracchio si trova in Campania, nel territorio dei comuni di Campagna (SA) e Senerchia (AV), all'interno dei Parco regionale dei Monti Picentini e comprende due distinte oasi: l'oasi "Monte Ponveracchio" istituita nel 1988, di circa 200 ettari e l'oasi "Valle della Caccia", istituita nel 1992. di oltre 450 ettari. Entrambe le oasi sono gestite dal WWF Italia in base ad una convenzione con i Comuni di Campagna e Senerchia, dimostratisi molto sensibili per quanto riguarda la tutela dell'ambiente.

L'area è inoltre inclusa nel Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.) "Monte Polveracchio, Monte Boschetiello, Vallone della Caccia-Senerchia", proposto dall'Italia all'Unione Europea nell'ambito della Rete Natura 2000 prevista dalla Direttiva "Habitat" (92/43 CEE); ciò ha permesso di attuare azioni di conservazione nell'ambito di LIFE.